O ativismo anárquico de Oreste Ristori à frente do semanário Batatglia também rendeu estudos na Itália.Gli anarchici italiani di San Paolo e il problema dell'organizzazione operaia (1898-1917) é um trabalho de Isabelle Felici (In "La riscoperta delle Americhe – Lavoratori e sindacato nell'emigrazione italiana in America Latina 1870-1970", a cura di Vanni Blengino, Emilio Franzina, Adolfo Pepe – Teti Editore) disponível na internet.
“La Battaglia, fondata da Oreste Ristori nel 1904, conosce uno dei periodi più ricchi d'avvenimenti per il proletariato di San Paolo. Sul terreno dell'organizzazione operaia, la polemica continua sulle stesse basi, contro lo sciopero parziale e contro il principio di autorità che le organizzazioni di San Paolo non riescono a cancellare. La Battaglia si oppone a tutte le manifestazioni che tendono a rendere ufficiale l'organizzazione operaia, a farne una istituzione. Per questo si oppone alla Federazione operaia di San Paolo, di cui passa sotto silenzio la nascita, ma che non manca un'occasione di vituperare, come per esempio quando gli anarchici sindacalisti si propongono come tramite tra scioperanti e padrone a San Bernardo".
“Il primo Congresso operaio brasiliano che si svolge a Rio de Janeiro nell'aprile 1906 criticato per lo stesso motivo. E' accolto da La Battaglia con ironia e sarcasmo e viene denominato ‘congresso internazionale di batra’ . Si usa meno ironia a proposito del congresso anarchico di Amsterdam del 1907, ma la diffidenza è la stessa nei riguardi dell'utilità di un congresso internazionale. Pagare le spese di viaggio dei delegati, uno per ogni corrente anarchica rappresentata in Brasile, significherebbe perdere l'occasione di diffondere ‘centinaia di opuscoli di propaganda ad immensa tiratura’ . La propaganda sul terreno sembra più utile della partecipazione a un congresso internazionale”.
“Sempre nell'intento di dimostrare il legame degli anarchici italiani con la realtà brasiliana, è interessante vedere qual è l'atteggiamento della Battaglia sul terreno pratico delle lotte sociali. Quando si manifestano i primi movimenti sociali nel 1906, il giornale critica violentemente le azioni dei sindacalisti che portano gli operai al macello . Ciò nonostante pubblica liste di crumiri, annunci di riunioni, e tutte le informazioni relative allo sciopero, cercando di essere una tribuna aperta a tutte le tendenze, anche se gli anarchici sindacalisti hanno in quel momento un organo, A Terra Livre. Quando scoppia lo sciopero dei ferrovieri nel maggio 1906, il giornale entra pienamente nella lotta, decidendo di mettere momentaneamente da parte il problema teorico dello sciopero. Un articolo in prima pagina incita tutti i lavoratori a entrare in sciopero in segno di protesta contro la repressione di cui sono stati vittime i primi scioperanti:
‘Siamo teoricamente contrari alla tattica degli scioperi. Ma poiché il governo e le autorità – che avrebbero dovuto conservare un'attitudine neutrale in questa lotta tra oppressori ed oppressi – hanno messo le loro forze al servizio dei capitalisti, noi ci mettiamo completamente a disposizione della massa scioperante, minacciata di morte dalla bocca dei moschetti e dalle daghe assassine della polizia. La questione dello sciopero, su cui esprimeremo più tardi la nostra opinione, passa in seconda linea. Non si tratta più di sostenere una lotta platonica contro le tracotanze infami di due o tre funzionari superiori superlativamente vigliacchi, ma di difendersi con tutta l'energia possibile da una violenta e bestiale sopraffazione di classe provocata dall'alto commercio e dal clero, spalleggiata e sospinta dai briganti che stanno al Potere’ “.
“Quello che porta La Battaglia a scegliere questa posizione è il carattere assunto dalla resistenza operaia. Tutti gli ingredienti dello sciopero generale sono presenti: un'intera categoria, quella dei ferrovieri, è coinvolta, il peso di questo sciopero sull'economia dello Stato è grandissimo ; si è cominciato a rispondere alle violenze poliziesche distruggendo materiale e rotaie, il resto della popolazione operaia si è già mostrata insofferente alle misure impopolari delle autorità”.
“La polizia reagisce a quest'appello sequestrando il giornale. Quando riprende le pubblicazioni, dopo tre settimane di silenzio, La Battaglia fa il bilancio dello sciopero. Tutti, compresa la Federazione Operaia, a cui il giornale apre le sue colonne, concordano nel dire che lo sciopero è fallito. Ma La Battaglia insiste sul risveglio delle masse operaie e sull'enorme movimento di solidarietà che è stato rilevante data la mancanza totale di esperienza politica della maggior parte degli operai. Il giornale vede nell'azione delle leghe un'influenza piuttosto riduttrice che produttrice. Infatti, se il movimento non è potuto giungere a niente di concreto, è a causa dei capi dello sciopero. Essi si sono circondati di un'aura quasi divina e hanno ingannato gli operai portandoli a credere nell'efficacia della loro forza d'inerzia invece di spingerli all'azione. L'esperienza dunque non fa che rinforzare la diffidenza dei redattori della Battaglia nei confronti della resistenza legale” .
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