quarta-feira, 24 de março de 2010

Italiani: Os missionários scalabrinianos (2)

A dedicação de Giovanni Battista Scalabrini a uma obra voltada para os seus irmãos italianos que deixavam a terra natal rumo ao estrangeiro é assim descrita no site Scalabrini .
"L ´emozione creatrice per la sua opera in favore dei migranti egli scrive che l'ebbe (lo Spirito spira dove vuole!) passando un giorno per la stazione di Milano rigurgitante di emigranti, 'figli della miseria e del lavoro' . Ma già fin dalla sua prima visita pastorale egli aveva raccolto dati statistici sull'emigrazione dal suo Appennino che gli dicevano che quasi il 12% dei suoi fedeli emigrava, in Europa e in America, per cui il pastore sollecito si era posto l'interrogativo: "Che cosa fare?".

L'emigrazione allora era una necessità estrema (e non il tentativo di migliorare la propria posizione sociale), ed emigrare è sempre stato un dramma sotto ogni aspetto: umano, economico, culturale, e quindi (conclusione scalabriniana nel "Memoriale"!) religioso. Anche alla stazione di Milano egli si era chiesto: 'Quanti, pur trovando il pane del corpo, verranno a mancare di quello dell'anima, non meno del primo necessario, e smarriranno, in una vita tutta materiale, la fede dei loro padri?". E dalle lettere dei suoi fedeli emigrati sulle rive dell'Orinoco c'era la straziante invocazione: "Ci mandi un prete, perché qui si vive e si muore come le bestie'".

Prima di vedere che cosa ha operato, come risposta all'interrogativo categorico: "Che cosa fare?", resta ancora da dire che Scalabrini, come è proprio dei santi e dei geni, intuì in quel fenomeno sociale che coinvolgeva tutti i paesi cattolici d'Europa, e con così enorme portata (dal 1860 al 1970 oltre 25 milioni di Italiani emigrarono!), un "segno dei tempi", cioè qualcosa con cui la Provvidenza divina voleva scrivere la sua storia di salvezza.

L'ingiustizia umana produce l'emigrazione, ma il male dell'emigrazione ha anche una sua provvidenziale ragion d'essere nel piano di Dio: evangelizzare, mediante i cattolici europei, il "Nuovo Mondo", che diviene "la Terra Promessa alla Chiesa Cattolica" europea, cui si misurava lo spazio in Europa. E' interessante notare che in quest'ordine di idee non giunse subito, ma con lenta lettura delle piste di Dio. Infatti, nel suo primo Sinodo (1878) l'emigrazione viene sconsigliata e per così dire esorcizzata. E ancora: non dimentichiamo che l'emigrazione, anche quella che è un conto di numeri bassi per la fede, lui l'aveva in famiglia, con due fratelli 'persi' così in Argentina. Al "'cosa fare?'

Scalabrini rispose col fondare una Congregazione religiosa di Missionari (1887) e Missionarie (1895), che seguissero i migranti italiani nelle Americhe, e impiantassero nel Nuovo Mondo la Chiesa degli emigrati italiani, e analogamente quella degli emigrati polacchi, tedeschi, ecc.: perché, ed ecco l'intuizione geniale scalabriniana, fatta propria dalla Chiesa: senza cultura propria (lingua, storia, sacerdoti, santi, religiosità popolare, feste, ecc.) a lungo andare non vive più neanche la fede. In questo contesto va inteso il motto scalabriniano di ' Religione e Patria ' "

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