sábado, 22 de maio de 2010

História ( 204) - "Far l'America (115)": A imigrante Emma Mennocchi (2)

O site Storicamente depois de falar sobre a decisão de Emma Mennochi em deixar a Itália rumo ao Brasil, conta como foi a aventura desta "brava donna" no pais que a acolheu.

"Risale al novembre del 1902 la prima notizia che accredita alla Mennocchi un impegno politico attivo, a questa data infatti la prefettura di Lucca fa risalire una conferenza anarchica tenuta dalla donna presso il «ritrovo detto Bar Internazionale» di Curitiba capitale dello stato di Paraná dove con il compagno e «altri settari, [… formava] uno dei più terribili gruppi anarchici».

Della sua pericolosa militanza anarchica le fonti poliziesche ricordano tuttavia solo questo episodio, oltre al modesto impegno nella «spendita di biglietti falsi e furti» – «reati comuni» come scrivono le autorità – insieme al compagno. In effetti, dopo questo periodo iniziale, il suo impegno politico si dipana lungo binari lontani da quelli su cui le fonti sono solite concentrarsi.

Distante dalle riflessioni teoriche del pensiero libertario e dalla ribalta della militanza politica, la Mennocchi fu una donna pragmatica e passionale, che visse e praticò l’anarchismo in una dimensione quotidiana, più modesta e “familiare”. Non teneva conferenze e impugnava la penna per intervenire sui periodici raramente e solo se lo riteneva assolutamente necessario (come fece per denunciare i casi di pedofilia che nel 1911 si stavano verificando in alcuni orfanotrofi religiosi di San Paolo, e nel 1919 per difendere Damiani dalle accuse di furto che gli mosse il governo brasiliano per espellerlo dal proprio territorio), ma in occasione delle iniziative di raccolta fondi e propaganda (anticlericale e antimilitarista soprattutto) non risparmiava la sua manovalanza, spesso come membro – e talvolta portavoce – del Centro Feminino “Jovens Idealistas”, l’associazione femminile facente capo al gruppo “La Battaglia” Da ciò emerge l’immagine di una persona che adotta l’anarchismo, nei termini di una affiliazione che diventa dedizione, come spesso accadeva per le donne. Maria Gemma Mennocchi nel raccogliere frutti e ideali dell’anarchismo in termini di opportunità di vita preparava le condizioni per il farsi dell’anarchismo stesso. Aderì al movimento e attraverso di esso approdò effettivamente ad una nuova vita, e alle occasioni della migrazione.

Grazie all’anarchismo trovò la forza e la strada per abbandonare la «casa-città»ed emigrare verso un nuovo paese-destino. Il risultato più eclatante di questo processo fu un nuovo e fruttuoso lavoro, come modista e addirittura proprietaria di una «negozio di mode». Una adesione che, in linea con questo periodo storico di profondo dislivello tra i generi in termini di diritti e di partecipazione alla politica, finisce per vincolare fortemente la donna al compagno che a lei ha trasmesso e rappresenta l’ideale. La Mennocchi, infatti, si dedicò totalmente a Damiani, prendendosi cura della sua persona e provvedendo al suo mantenimento concreto, in modo da permettergli di proseguire il mestiere di scenografo e l’intensissima missione di militante"

História ( 203) - "Far l'America (114)": A imigrante Emma Mennocchi (1)

A imigração italiana vista a partir da inserção  "della donna emigrata" faz parte das páginas do site  Storicamente .

"Maria Gemma Mennocchi, detta Emma, è nata a Lucca il 9 dicembre 1867. Il 12 aprile 1888, all’età di vent’anni e già orfana di padre, sposò Aurelio Ballerini, di un anno più grande e di promettente carriera (al tempo era appena passato ad alunno delegato di 2° categoria di Pubblica Sicurezza e uno stipendio annuale di circa 960 lire). Alle spalle della loro storia un figlio, nato nel dicembre del 1886 e iscritto all’anagrafe con i nomi Gino Luigi Felice Giovanni. Un matrimonio probabilmente “riparatore”, forse concepito come unica speranza di riscattare sé stessa e prole da una vita di stenti.

All’inizio del 1890 nasce il secondo figlio, Felice,[36] ma poco dopo il rapporto precipita e Ballerini, in seguito alla immorale condotta della moglie colpevole – secondo quanto riportato dalle carte di polizia – di aver «tradito più volte i suoi doveri coniugali», chiede la separazione «personale» che viene decretata con sentenza del Tribunale di Lucca il 30 giugno 1891. Donna audace, specie per i tempi, e di intelligenza curiosa, aveva frequentato il primo anno di corso delle scuole normali,[Maria Gemma Mennocchi non era donna da assegnare facilmente in un destino prestabilito. Proprio in quegli anni il noto anarchico romano Gigi Damiani si aggirava «randagio, sempre a scopo di propaganda, in parecchie città d’Italia», tra cui Orbetello, Grosseto, Cecina, Carrara,ossia intorno alla città dove viveva la Mennocchi, Lucca.

È dunque possibile far risalire a questo periodo di impegno politico di Damiani e di smarrimento della Mennocchi – compreso tra 1891 e 1894 – la conoscenza tra i due. Nelle parole di questo celebre anarchico la donna potrebbe aver trovato una nuova speranza di vita, non quella posticcia offerta dalla dipendenza dal marito ma quella “autentica” della libertà e dell’affrancamento sociale cui aspirava e che l’anarchismo promette agli uomini che lo abbracciano; il “sol dell’avvenire” dopo il buio di una vita di stenti. Folgorata dal promettente ideale e dall’uomo che lo portava, la Mennocchi abbandonò la difficile vita di provincia per unirsi a Damiani e con lui iniziare una nuova vita. Il 28 settembre 1897 partirono insieme alla volta del Brasile, in cerca di lavoro e in fuga dalla persecuzione antianarchica seguita alle leggi di Crispi del luglio 1894, che aveva duramente colpito Damiani.

Ad accoglierli trovarono il calore della comunità anarchica italiana immigrata, che proprio in quel periodo stava riprendendo vigore dopo anni di dure repressioni. Damiani ne divenne uno dei maggiori protagonisti e la Mennocchi fu fedele e discreta compagna, eccezion fatta – pare – per il vezzo eccentrico di indossare abitualmente «giubbetto rosso e gonna nera, o viceversa, senza cappello». Si mossero inizialmente all’interno dello stato di San Paolo, spostandosi in varie località, e poi lungo lo stato di Paraná, dove vissero tra 1902 e 1908, quindi di nuovo a San Paolo, più stabilmente nella città omonima”.