quarta-feira, 12 de maio de 2010

História (190 )- "Far l'America" (107): Friuli e a grande imigração

O siteArchivio Multimediale della Memoria dell’Emigrazione  (Friuli Venezia Giulia) conta em breves palavras como foi noticiado, entre os friulanos, o fato de o Brasil imperial ter adotado uma política oficial para atrair imigrantes.

  "Le prime notizie relative alla possibilità, per gli abitanti dell’attuale regione Friuli Venezia Giulia, di raggiungere come emigranti le campagne del Brasile risalgono al 1872. L’8 giugno di quell’anno, infatti, il Console Generale del Brasile a Trieste Barone Mario de Morpurgo invia all’Eccellentissimo Imperial Regio Governo Marittimo della città giuliana alcuni esemplari e relativa traduzione del contratto sottoscritto il 31 gennaio precedente a Porto Alegre, nello stato del Rio Grande do Sul, da Jeronymo Martiniano Figueira de Mello, Presidente della Provincia di São Pedro do Rio Grande do Sul e da Caetano Pinto & Irmão e Holtzweissig & C.ª per l’introduzione di quaranta mila coloni nell’arco di dieci anni . Nella lettera che accompagna la copia del contratto, il Console Generale chiede di rendere l’accordo “di pubblicità per scienza e conoscenza di chi possa interessare tale stipulazione per parte di quel Governo [brasiliano] onde non venire eventualmente ingannati dai contrattatori o loro incaricati”.

História (189 )- "Far l'America" (106): Doenças e mortes a bordo

No site do recém-criado Museo Nazionale dell' Emigrazione Italiana Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana há um breve relato das dificuldades enfrentadas por quem decidiu partir em busca de uma nova vida nas Américas, no final do século XIX.

"Per dormire, «l’emigrante si sdraia vestito e calzato sul letto, ne fa deposito di fagotti e valigie, i bambini vi lasciano orine e feci; i più vi vomitano; tutti, in una maniera o nell’altra, l’hanno ridotto, dopo qualche giorno, in una cuccia da cane. A viaggio compiuto, quando non lo si cambia, ciò che accade spesso, è lì come fu lasciato, con sudiciume e insetti, pronto a ricevere il nuovo partente» (Teodorico Rosati, ispettore sanitario sulle navi degli emigranti, 1908). In tali condizioni, contrarre una malattia è frequente, e non mancano i decessi come rivela il diario di bordo del piroscafo “Città di Torino” nel novembre 1905: «Fino ad oggi su 600 imbarcati ci sono stati 45 decessi dei quali: 20 per febbre tifoide, 10 per malattie broncopolmonari, 7 per morbillo, 5 per influenza, 3 per incidenti in coperta».

Tra i casi più clamorosi di “vascelli fantasma” con decine di morti durante la traversata, il “Matteo Brazzo”, nel 1884, in un viaggio di tre mesi con 1.333 passeggeri ha avuto 20 morti di colera ed è stato respinto a cannonate a Montevideo; il “Carlo Raggio” in un viaggio del 18.12.1888 con 1.851 emigranti ha avuto 18 vittime per fame e in un altro viaggio, del 1894, 206 morti di cui 141 per colera e morbillo; il “Cachar” che partito per il Brasile il 28.12.1888 con 2.000 emigranti ha avuto 34 vittime per asfissia e altri per fame; il “Frisia” in viaggio per il Brasile il 16.11.1889 ha avuto 27 morti per asfissia e più di 300 ammalati; nello stesso anno sul “Parà” un epidemia di morbillo uccide 34 persone; il “Remo”, partito nel 1893 con 1.500 emigranti, ha avuto 96 morti per colera e difterite e fu respinto dal Brasile; l’“Andrea Doria” nel viaggio del 1894 ha contato 159 morti su 1.317 emigranti; sul “Vincenzo Florio” nello stesso anno i morti sono stati 20 su 1.321 passeggeri.Infine, le navi per emigranti, per tutto l’Ottocento, mancavano di infermerie, ambulatori e farmacie, tanto che, tra il 1897 e il 1899, più dell’1% degli arrivati a New York è respinto in Italia perché ridotto in cattivo stato dai disagi e dalle sofferenze del viaggio".